Milano Off Fringe Festival 2023: SOGNO… (o son desto)?

A Milano non è semplice scegliere quali spettacoli vedere. La programmazione annovera almeno una cinquantina di teatri, senza calcolare gli spazi più off, né tener conto che, nelle sale più rinomate, spesso vanno in scena più spettacoli nella stessa serata. Figurarsi, allora, quant’ancor più complesso possa diventare anche solo lambire l’utopia di assistere a tutti gli spettacoli di un fringe…

Ciò premesso, per questo Milano Off 2023, mi son lasciata guidare dalla suggestione: “Sogno o son desto?” – riecheggia lo shakespeariano: “della stessa sostanza dei sogni”

Così, nella sezione “sogno” mi piace includere due degli spettacoli visti: “Mr Bloom” di e con il mimo Antonio Brugnano (Milano) e “The Tempest” di Teatro delle Due (Bologna), che porta in scena un’inedita parafrasi dell’omonima tragedia del Bardo, rigorosamente in inglese, avvalendosi di elementi di teatro di figura.

Mr Bloom” di e con Antonio Brugnano
a Quarta Parete

“Basta avere solo un po’ d’immaginazione, tanta buona volontà e tutto può accadere, vero Mr Bloom?”. Così la voce fuori campo, giovedì 5 ottobre dello stesso Brugnano, ma che, nelle repliche successive sarebbe stata affidata a timbri e lingue differenti. Anche questo un modo di onorare quel proposito d’inclusione ed internazionalità, insisto nel teatro di corpo, di strada o clownerie, che dir si voglia, nell’accezione più alta e poetica del termine. Ed eccola, la “morale”/cifra/summa di questa “piccola” e preziosa storia di un “sognatore specializzato”. Sulle corde di Charlie Chaplin e Jacques Tati, con grazia plastica Brugnano interpreta uno di quegli stessi personaggi anonimi, fagocitati dai ritmi sempre più accelerati della società delle macchine e della produttività, ma senza mai perdere la loro comicità garbata e sognante alla slapstick.

Così Mr. Bloom – chissà, forse in omaggio all’omonimo antieroe di Joyce – percorre la sua giornata tipo, fatta di gesti e spazi angusti, meravigliosamente svelataci da una mimica precisa e rigorosa pur nell’apparente naïvité del personaggio. Essenziale, poi, è il gioco con la voce/spalla fuori campo, che lo aiuta ad esplicitare il non-sense del linguaggio a tutto vantaggio della sua mimica formidabile; strabiliante il potere immaginifico, capace di trasformare la giornata tipo di un prototipo del ‘900 alla Musil, in un concentrato d’ironia esilarante e di comicità delicata ma coinvolgente, senza rinunciare a passare attraverso al dolce-amaro della vita, per poi chiudere, però, sempre in “levare”… La cura per le piccole cose, dal costume alla scenografia, dal tappeto sonoro alle luci, è quella di un prodotto da bottega artistica.

The Tempest” di Teatro delle Due
allo Spazio Slow Mill

Potrebbe non sembrare una buona idea, non avendo praticamente nessuna dimestichezza con la lingua, scegliere di andare a vedere uno spettacolo in inglese. Ma un po’ l’arcinotorietà del soggetto (“La Tempesta” di Shakespeare), un po’ la curiosità di vedere come potessero renderlo due sole attrici e… voilà! Divertente, spumeggiante, accattivante è il risultato di questo “The Tempest” di Teatro delle Due. Un po’ “Melevisione” ed un po’ farsa, in un caleidoscopico farsi dei diversi personaggi. Fra teatro e teatro di figura, maschera, teatro con gli oggetti, musica, travestimenti di scena, fisicità, voce, canto… dove davvero allora il conoscere o non conoscere la lingua del Bardo, per quanto probabilmente limitante nella comprensione delle sottigliezze del testo, nulla toglie alla fruizione.

Alla base, una solidissima scuola di lavoro teatrale, fisico e immaginifico, evocativo ed esplicativo fa del racconto di Ariel e Caliban – ma non da loro soltanto – quasi solo un pretesto per dare vita a quell’incontro, che è il teatro. Instancabili e generosissime, Biba Bottazzi e Ollie Rasini accentuano mimica, vocalità e prossemica nell’intento di raggiungere e catturare il pubblico, probabilmente consce dell’inusualità della proposta. Lo accolgono coi loro gesti ampli ed esplicativi, i loro vocalizzi accentuati, accompagnandolo con quell’initerrotto dialogo fatto di continue allusioni e call to action, nel riuscitissimo tentativo di non lasciarselo scappare.