Il Teatro ai tempi del Coronavirus

È ufficiale e già da un po’: un Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (Dcpm 09/03/20, art. 1) prescrive che “sono sospese le manifestazioni, gli eventi e gli spettacoli di qualsiasi natura, ivi inclusi quelli cinematografici e teatrali, svolti in ogni luogo, sia pubblico che privato, che comportano affollamento di persone tale da non consentire il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro”. Specifica inoltre, all’art. 4: “Le disposizioni del presente decreto producono effetto dalla data di adozione del medesimo e sono efficaci, salve diverse previsioni contenute delle singole misure, fino al 3 aprile 2020.”

Eppure per lo spettacolo dal vivo, specie quello milanese, questa non è stata che una proroga.

Fin dal 23 febbraio, infatti, un precedente decreto legge sanciva: “la sospensione, sino all’8 marzo 2020, di tutte le manifestazioni organizzate, di carattere non ordinario, nonché degli eventi in luogo pubblico o privato, ivi compresi quelli di carattere culturale, ludico, sportivo e religioso, anche se svolti in luoghi chiusi ma aperti al pubblico, quali, a titolo d’esempio, grandi eventi, cinema, teatri, discoteche, cerimonie religiose”. Che fare?

La sensazione di allarme era urgentissima; il timore che la cosa non sarebbe rientrata nei tempi, via via procrastinati, palpabile. L’interruzione delle normali attività di scuole e università e del campionato di calcio – giocato comunque, in un primo tempo, ma a porte chiuse – non lasciava presagire nulla di breve; né di buono. E, allora, sempre più pressante, il Che fare?, da domanda, si è fatto grido e appello: individuale, ma al tempo stesso corale, come succede ogni qual volta che il disagio del singolo riesca a cogliere l’essenza di un quid inter individuale, universalizzandosi.

Chiusi, precauzionalmente, i luoghi fisici, non sono rimaste che le molteplici agorà del virtuale – che, fortunatamente, ai tempi del Coronavirus poche non sono.

La priorità?

Nell’immediato, è stata quella di non lasciare il pubblico a se stesso: non farlo sentire abbandonato in un tal momento di allarme e di incertezza. Così, almeno per me, che sono anni che non faccio che condividere, platealmente, tutto quello che possa dare visibilità specie alle realtà teatrali con minori strumenti promozionali, offrendo, reciprocamente, informazioni, spunti e contenuti a tutti coloro, che desiderano pascersi nel vastissimo panorama delle proposte teatrali milanesi. Se autentico è – com’è per me, dicevo -, il costante desiderio di ringraziare “Per l’antica arte del teatro,/quando ancora raduna i vivi e li nutre”, come ha scritto l’attrice e poetessa Mariangela Gualtieri, allora #troviAMO_unModo era la sola via percorribile.

Nasceva, così, la call sulla pagina Facebook di plateaLmente, che al tempo stesso “donava” la condivisione di contenuti free (uno spettacolo a sera, tratto dagli archivi di RaiPlay) e chiedeva, a chi lo desiderasse, di fare altrettanto, mettendo a disposizione video integrali, quale “atto di resistenza artistica”: una sorta di carnecialesca inversione delle regole a scongiurare l’isolamento e la paura. Così è stato fatto, ad esempio, dalla compagnia torinese Il Mulino di Amleto, che ci ha regalato la versione integrale del loro raffinato, arguto e spumeggiante “Il Misantropo”, andato in video-party già il 27 febbraio…

Quando i tempi sono maturi, anche le cose lo sono

Accanto a tutta una pur legittima e sacrosanta serie d’iniziative pratiche atte a tutelare e interrogarsi sul destino di una categoria quanto mai precaria come quella degli operatori del settore spettacolo dal vivo – di cui si è ampiamente ragionato, ad esempio, nell’edizione fiume de Le Buone Pratiche Teatro, curata e promossa da Ateatro, e, essa pure in streaming, ai tempi del Coronavirus – , ecco il fiorire di tanti altri modi di stare vicini al proprio pubblico.
Alcuni li ho intercettati e condivisi sulla pagina FB pLm.

Anzitutto, attenzione ai bambini con tutta una serie di iniziative atte ad alleviare le lunghe ore di forzata permanenza fra le mura domestiche. Così La Cantastorie, che, dal 25 febbraio, ogni giorno alle 17,45 legge una favola in diretta sulla sua pagina FB, ma anche Favole al telefono… al telefono! di Residenza Campsirago, che regala rodariane favole telefoniche ai bambini, a cui chiede poi, se lo vorranno, di impreziosire il tempo a casa con genitori e nonni, inventando a loro volta favole – da scrivere rigorosamente a mano e spedire per posta. Sempre all’interazione, ma questa volta nel senso più didattico del termine, Le filastrocche per bambini di Elena Guerrini: un modo delicato di parlare della vita in questa quarantena, con esercizio di lettura incluso.

Da trait-d’unio fra grandi e piccini fa Atir Ringhiera. Fra le primissime realtà a organizzarsi per fornire contenuti streaming, ne hanno pensato una doppia versione: Kids, tutti i giorni alle 16, con letture per bambini a cura di Chiara Stoppa e del suo cagnolone Charlie e Atir On The Air, con sondaggi in cui si chiede al pubblico di scegliere fra due loro spettacoli di repertorio, regalando poi in chiaro, dalle 19 alle 24, lo spettacolo vincitore. Alle Idi di Marzo, è stato possibile farsene una scorpacciata con la maratona di tutti gli spettacoli fino a qui messi in palio – idea, del resto proposta anche dalla #playlist di #indifferita, analoga iniziativa, promossa dalla Compagnia romana Frosini/Timpano, che virtuosamente attua la buona pratica di mettere in rete i video di artisti e compagnie quali Roberto Latini, Astorri/Tintinelli, Silvia Gribaudi e Quotidiana.com, fra gli altri.

Immagine tratta dal sito di Ateatro

Al pubblico adulto ha pensato ad esempio Triennale Teatro con il suo “Decameron. Storie in streaming” con contenuti quotidiani, già dal 5 marzo, a cui fanno eco i “Racconti in tempo di peste” di Sergio Maifredi e Corrado d’Elia o Rassegna Teatrale ai tempi del Codiv-19 di Animanera Teatro, nello scorso weekend, di cui ideale apripista è stato il Decamerone 2020 di Elisabetta Carosio.

Così, al grido de #ilteatrononsiferma e #ilbelcontagio (contenitori YouTube per condividere iniziative teatrali o comunque far circolare bellezza e cultura, per non lasciare che la fiamma della sensibilizzazione si assopisca), si moltiplicano sempre più le iniziative audio (parte proprio oggi, 16 marzo, l’iniziativa di Teatro Filodrammatci che, a chi si iscrive alla sua Newsletter, regala la possibilità di scaricare l’mp4 di “N.E.R.D.s – sintomi” in puntate fisse ogni lunedì e venerdì) o video (vedi letture messe in rete da Pacta dei Teatri) atte a fidelizzare un pubblico, a cui si chiede di non essere lasciati soli.

Ecco che non mancano le pur legittime richieste di sostegno

#nonstareaguardare, chiede MTM Teatro Litta/Teatro Leonardo – gli fa eco il #salvaunospetacolo di Pacta dei Teatri -, invitando il pubblico a trasformare il rimborso dei biglietti già acquistati in piccoli investimenti per finanziare quella che sarà una durissima ripresa delle attività. Accanto all’analoga iniziativa Ridai luce al teatro! promossa da Teatro Invito, che propone un vero e proprio abbonamento al buio per la prossima stagione – cosa fatta, del resto, qualche anno fa anche dal Teatro della Cooperativa – per sostenere le economie della riprogrammazione per la prossima stagione teatrale.
Non mancano proposte un po’ più interattive e avvezza al gioco del
do ut des. È il caso della Promozione Silenzio di Teatro-i, che chiede al (suo) pubblico d’inviare contenuti muti come foto, poesie…, mettendo in palio biglietti gratis per i post che totalizzeranno più like,

Poi è venuto il tempo dei contenuti free, in tutti i settori, e dei flashmob.

Capaci di intercettare pubblico attraverso canali oggi necessariamente virtuali, questi ultimi altro non fanno che coordinarlo in azioni fisiche corali, in cui ciascuno si esprime, a suo modo, per e attorno a un tema comune. Non è, in qualche modo, quel che ha sempre fatto il teatro coi suoi spettatori, chiamati a condividere luoghi fisici e di idee e a esprimersi  nella pubblica prossemica di spazi comuni?

Chiamati a guardare, riflettere, pensare, giudicare… e poi a discutere pubblicamente fin dai tempi delle rappresentazioni greche, abbiamo imparato ad essere spettatori, ma anche critici, influencer e, di conseguenza, a esercitare un diritto-e-dovere di parola, che ci ha spinti fuori dalla caverna verso la pubblica agorà. Ai tempi del Coronavirus chissà che non sia arrivata l’epoca di riscoprire che il teatro non è solo un modo del di-vertissement – ma anche e soprattutto una declinazione della coscienza e di quella democrazia, che l’auspicio è che riesca a farci evolvere otre l’agorà, verso…

Chi vivrà, vedrà! Intanto, #restiAMO_inConTATTO, ovvero: restiamo a guardare e ci piacerà continuare a condividere tutti i frutti del teatral umano ingegno.

#HastaElTeatro_Siempre!