Il laboratorio di Natacha Belova: tutte le storie

Italia, Svizzera, Portogallo, Scozia e Tunisia: provengono da Paesi differenti, i partecipanti al laboratorio di costruzione e manipolazione di puppets, tenuto da Natacha Belova al Teatro Munari di Milano dal 22 ottobre al 9 novembre 2019.

Provengono da Paesi diversi e hanno tante storie da raccontare a partire dai (loro) “Album di Famiglia” – questo, il titolo del workshop e la “consegna”.

Sara, Sophie e Celine: la dolcezza delle nonne

Così Sara Allevi affiderà al viso buono della sua nonnetta ottantenne, i ricordi di una Roma, che fu. E la bottega del bisnonno fornaio, in cui lei stessa è nata e cresciuta, diventerà il crocevia degli aneddoti di un intero quartiere, in un periodo storico, in cui la parola forno ha avuto eco anche sinistre…

Di nonni e dei tocchi leggeri, che hanno lasciato nelle loro vite, racconteranno anche altri. Sophie Reinmann, che ancora si commuove al ricordo di quella nonna tanto teneramente amata, ma di cui, ammette, in fondo ha saputo poco. Le darà nuova vita a partire da quella dentiera, che neppure sapeva portasse, per rievocarla in un rapporto ancora intimo, ma finalmente da donna a donna. Similmente Celine Fellay nella rasserenante evocazione di una donna resa forte da una vita dura, ma che, alla vecchiaia, può starsene alla finestra del suo chalet, guarda la neve e traendone ispirazione per le sue tovaglie all’uncinetto.

Khaled, Jessica e Michela: la famiglia come memoria vivente

Dagli album di famiglia provengono anche le storie di Khaled Chenane, che ha potuto partecipare al workshop progetto I-portunus (supportato da mobilità creativa). Ha scelto il dare forma al personaggio dello zio più anziano: memoria vivente della famiglia, la sua urgenza è quella di raccontare, regalando radici per poter costruire ali, ai vari membri che partono dalla Tunisia. Chi invece non è mai partita è la nonna di Jessica Graiani.

Nata e cresciuta sempre in uno stesso luogo, non ha nemmeno mai visto il mare. Com’è pensabile, una vita così, in un mondo come il nostro, sempre in movimento? Già, ma quanto coraggio occorre per scegliere di partire e cambiare la propria vita? Anche Michela Marrazzi in qualche modo attinge al suo album di famiglia. Suggestionata dalla preziosità della lavorazione della carta delle sue pagine, si proietta in un Oriente magico: qui i ricordi di famiglia si mescolano con la storia di una vecchina che, preparando il ramen sfiora il disastro, ma per poi scoprire che, tutto è superabile per chi ha fede.

Nadia, Francesca e Matteo: fratelli, padri, figli…

E poi c’è la “sezione” dedicata ai rapporti fraterni – e poco conta se siano storie reali o immaginarie.
A partire dall’ambivalente legame di Caino e Abele, Nadia Milani ci narra di due gemelle siamesi condannate a vivere lo stesso corpo. Quanta intimità certo, ma anche quanto può essere difficile e, in fine, snervante può essere questa “relazione indivisibile”, in cui la sopravvivenza di una determina quella dell’altra? Su tutt’altra corda, la sorellina del racconto di Francesca Laini.

Le prova tutte per poter cambiare il colore dei suoi capelli. Il suo sogno è di diventare bionda: proprio come quel fratellino che, proprio per questo: “È stato preso dagli angeli…”, come gli hanno spiegato mamma e papà. E, a proposito di genitorialità: padri una volta, padri per sempre. Ma prima? E’ l’attesa stessa della paternità che fa la paternità? Questo si chiede Matteo Piovani a pochi giorni dal lieto evento.

Matteo, Lea&Margaux e Carolina: marionette e potenzialità corporee

Ma marionetta non può non significare anche esplorazione delle sue potenzialità fisiche, materiche e corporee. Ed ecco il progetto di Matteo Moglianesi sull’uguaglianza affrontata partendo dalle differenti fisionomie, tra marionetta e manipolatore, per arrivare alla vera natura dei due protagonisti.

Di una corporeità in disfacimento parla anche la coppia di anziani ideata da Lea Broggini e Margaux Kissling: un vecchio criminale in pensione ossessionato dai lavori domestici e sua moglie, che, pur perdendo la sua corporalità, resta una vera e propria donna. Con Shiaron Carolina Moncaleano ci spingiamo ancora un filo più in là: il soggetto del suo progetto riguarda un cantante di fado, che, attraverso la musica, trova il coraggio per esplorare la propria identità in un equilibrio tra corpo e mente

Serena e Andrea: messaggi in bottiglia…

Per concludere, messaggi lasciati all’umanità. Serena Crocco lo fa con Progetto bottiglie, costruito attorno a un personaggio, che occupa il proprio tempo a raccogliere le bottiglie che trova sulla spiaggia e ai messaggi che celano de al loro interno.

Andrea Ballarin, invece, ci accomiata così. Quel che ci rimane di fronte alla morte sono poche parole e molte domande: come sarebbe se qualcuno con poche parole e tanti anni ci aiutasse a ricordare coloro che abbiamo amato?

Ora, per vedere queste storie dal vivo, non resta che rinnovare l’appuntamento al Teatro Munari di Milano, sabato 9 novembre 2019.